
da Sicilia Network del 1 luglio 2019
Terza puntata di Start Up my Story dedicata ad una start up avviata un paio d’anni fa da alcuni giovani professionisti catanesi che gravitano nel mondo dell’architettura. Nel 2014 il team di Archicart si aggiudicò la prima edizione di Start Cup Sicilia sbaragliando tutti gli altri concorrenti provenienti dalle Università di Palermo, Catania, Messina ed Enna. Con un’idea originale, questi professionisti stanno provando a rivoluzionare il modo di costruire in un’ottica di piena sostenibilità. Abbiamo intervistato il leader e promotore di questa iniziativa, l’ingegnere Dario Distefano.
– Io La conosco da tempo, ma chi ci legge magari non ha mai avuto notizia di Lei. Si presenti.
« Sono Dario Distefano, ho 30 anni e da sempre ho vissuto nella mia città di origine, Catania. Nel 2014 ho conseguito cum laude la laurea in ingegneria edile-architettura con una tesi dal titolo: Archicart, Architettura di Cartone e quest’anno concluderò il dottorato di ricerca »
– Ci dica la verità. Qualche anno fa avrebbe mai immaginato di essere intervistato perché promotore di un’attività d’impresa o meglio di una start up?
« Un bel po’ di anni fa mi sarei visto come un libero professionista impegnato in bei progetti di architettura e ingegneria e invece subito dopo la laurea ho costituito con il mio socio Raoul Vecchio la startup innovativa Area srl »
– Si ritiene imprenditore per vocazione, per passione, per necessità o cos’altro?
« Mi ritengo un innovatore per passione. Mi piace pensare che dalle idee mie e del mio team possano essere create opportunità di lavoro per il nostro territorio e occasioni di crescita e di sviluppo. Se questo significa fare l’imprenditore allora direi che lo faccio per pura casualità »
– Come si chiama la sua start up e cosa fa?
« Archicart architettura di cartone è un brand di Area srl, una startup innovativa attiva nella progettazione, produzione e fornitura di elementi prefabbricati in cartone ondulato destinati al settore delle costruzioni. Realizziamo pannelli prefabbricati per interni ed esterni e moduli abitativi completi »
– Chi la collabora più direttamente in questa attività imprenditoriale? In pratica, chi sono gli altri membri del team?
« Il team operativo dei miei soci è composto da: Mario Schilirò, mio coetaneo e figlio d’arte di una famiglia di artigiani catanesi; Nicola Timpanaro, mio collega nei corsi di studio in ingegneria e oggi a capo dell’ufficio tecnico della nostra società; Gianfranco Distefano e Raoul Vecchio completano la compagine sociale ed oggi non svolgono ruolo attivo »
– Avete usufruito di programmi di mentoring e supporto, ad esempio quelli di incubatori ed acceleratori?
« No. Ci siamo fatti le ossa sul campo della produzione industriale, spesso non contemplata dai programmi di accelerazione e incubazione, orientati soprattutto all’ICT (le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ndr). Abbiamo risolto problemi di fornitura, trasporto, stoccaggio, lavorazione, spedizione. Temi ben distanti da quelli tradizionalmente affrontati nei programmi di accelerazione e incubazione »
– Avete fatto tutto con risorse finanziarie Vostre oppure avete potuto contare anche sull’apporto di investitori? E le banche? Sono alleate o nemiche delle start up?
« Abbiamo iniziato con le nostre risorse, acquistando i primi ordinativi di materiale base e lavorando in un garage. Poi nel 2017 la compagine sociale è cresciuta con Mario, Nicola e Gianfranco e abbiamo aumentato il capitale sociale. Grazie a questi fondi siamo riusciti a bussare alla porta di tantissime banche fino a fermarci inizialmente in Credito Siciliano, ricevendo un finanziamento garantito da Mediocredito Centrale e poi in Monte dei Paschi di Siena, banca storica che ha creduto davvero nella nostra voglia di fare »
– Siete una start up diversa dalle altre, nel senso che per Voi la location è fondamentale per lo stoccaggio e la lavorazione dei materiali. Come avete sopperito alla mancanza di spazi vocati nel nostro territorio?
« Abbiamo sopperito e stiamo ancora sopperendo alla gravosità del mantenimento di una sede produttiva. Come dicevo abbiamo iniziato in un garage, quello del prof. Vincenzo Sapienza dell’Università di Catania, per poi passare nel seminterrato di Mario ed oggi, grazie alla fiducia dell’imprenditore artigiano Aldo Schilirò, siamo diventati letteralmente uno spinoff della sua azienda di schermature solari Stiltenda. La condivisione degli spazi produttivi, degli strumenti, del knowhow è stata più fruttuosa di qualsiasi programma di incubazione potessimo ricevere. Oggi siamo operativi nella zona artigianale di Giarre e stiamo valutando per il futuro nuove opportunità di spazi di produzione condivisi con altre startup produttive »
– Quanto è stato determinante l’apporto del mondo universitario nell’ideazione della Vostra start up o magari in qualche altra fase?
« La ricerca è un aspetto fondamentale di un progetto di sviluppo imprenditoriale fondato sull’innovazione. La collaborazione con l’Ateneo di Catania è stata prolifica fin dai tempi della mia tesi di laurea; successivamente con il dottorato di ricerca e oggi con il partenariato accademico che abbiamo stretto con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura. Attraverso progetti formativi, tirocini, workshop e masterclass siamo in contatto con l’Università e collaboriamo per lo sviluppo dei temi della ricerca industriale »
– Avendo esordito con Start Up Academy nel 2014, diciamo che per un periodo avete pure giocato “a fare gli imprenditori” prima di creare la start up. Quanto è importante il gioco a fare impresa in un percorso che conduce alla creazione di una start up?
« Sicuramente per noi tecnici è stato fondamentale conoscere i rudimenti della pianificazione aziendale, dei modelli di business e della proposizione di un valore economico legato ad un trovato tecnologico. Senza queste basi il nostro sistema brevetto dei Pannelli in Cartone Ondulato sarebbe rimasto un ottima tecnologia ma mai un prodotto per il mercato »
– Come si sente adesso da imprenditore quando deve reclutare qualcuno nel Vostro team? Quali caratteristiche cercate nei collaboratori?
« Collaborare in una startup significa comprenderne i ritmi e le necessità. Non è un posto di lavoro tradizionale. Un collaboratore/una collaboratrice deve avere prima di tutto passione e credere nel tuo progetto. Se questi requisiti di base si manifestano, non sarà difficile per un lui/lei comprendere il significato di partecipare agli utili dell’impresa per la quale egli non rappresenta un costo ma un creatore di reddito »
– Classica domanda che si fa ad uno startupper. Avete concorrenti nel Vostro mercato?
« Abbiamo legato accordi con tanti partner e abbiamo rintracciato aziende con prodotti simili. Nessuno sul mercato europeo produce e vende pannelli in cartone ondulato per il settore dell’architettura dell’ingegneria. Questo sicuramente ci permette di fare il prezzo ma dall’altro lato rappresenta un problema nel riuscire ad essere trovati su un mercato ancora nuovo »
– Ci ha mai pensato che Archicart potrebbe passare alla storia per avere anticipato i tempi della sostenibilità globale e oggi di Agenda 2030 dell’Onu?
« Io penso che la sostenibilità sia ormai un concetto radicato in molti settori e considerarla un valore aggiunto del proprio operato è quasi anacronistico. Le nuove generazioni danno per assunti dei temi che per noi erano avveniristici fino al decennio scorso. Quando parlo di architettura di cartone alle matricole, ai maturandi, ai bambini, la sostenibilità risulta quasi un requisito intrinseco e nessuno mi chiede più: è riciclabile vero? È sostenibile? Perché secondo loro tutto ciò che è nuovo deve esserlo. Ecco che noi produttori abbiamo la responsabilità di generare manufatti, oggetti, beni dei quali conosciamo il percorso a fine vita, un percorso che non può riempire di rifiuti il futuro di quei giovani interlocutori che oggi danno per scontata la sostenibilità »
– Un consiglio che si sentirebbe di dare ad un aspirante imprenditore…
« Identificare e studiare bene le regole del mercato in cui si vuole inserire il proprio trovato/la propria idea e costituire un team affidabile, preparato ed appassionato con il quale demolire e ricostruire tutte le idee che si avvicenderanno nel corso dello sviluppo. Le risorse chiaramente sono un grosso ostacolo e di investitori in Italia ne ho incontrati davvero pochi. Mi lancerei da subito con un video ben fatto, in buona lingua inglese per attirare fondi su portali di crowdfunding internazionali »
– Ultima domanda. Ma secondo Voi Catania è un ecosistema per le start up oppure ne ha solo le potenzialità?
« Catania è creativa, inventiva, alternativa e grazie a queste doti dà vita a idee, innovazioni, progressi. Ma non è sicuramente un ecosistema. È piuttosto una cava dalla quale si estraggono materiali di ottima qualità ma destinati all’esportazione. L’ecosistema è ancora molto lontano. Le politiche nazionale e locale non hanno ancora compreso le strategie per determinare la crescita del proprio territorio. Ma qualcosa si sta muovendo, la nostra generazione che ha lasciato le aule universitarie per entrare nelle compagini sociali ha fatto da ariete su tante porte chiuse e sentiamo il dovere di smuovere le architetture ingessate delle amministrazioni per essere determinanti nel cambiamento della nostra città »