Francesco Fichera

– Francesco Fichera si presenti (età, titolo di studio, esperienze pregresse, qualche passione)

In primis molte grazie per lo spazio dedicatomi. Salve, sono Francesco, ho 24 anni e al momento in cui scrivo posso vantare il solo diploma, tuttavia tra un mese conseguirò una laurea in Sc.Politiche. Le mie passioni sono molte e tra tutte spicca un amore verso la nerd-pop cultura che sto riuscendo a trasformare nel lavoro della mia vita.

– Partiamo dall’Università. Lei pensa che allo stato attuale sia l’ambiente ideale per stimolare fin dall’inizio nuova imprenditorialità innovativa? E’ stato così nel suo caso?

Spesso mi è stato dato questo consiglio e, altrettanto spesso, mi sono trovato a dare il seguente consiglio: “cerca dentro le università”. Quando si parla di ambiente, le università risultano essere un ottimo posto in cui confrontarsi, cercare collaboratori o co-founder perché al suo interno sono presenti diversi giovani con inclinazioni simili. Differente discorso, a malincuore, faccio per quanto inerente lo stimolo che le università danno ai giovani potenziali imprenditori; molti aspiranti Startupper vedono l’università come un ostacolo poiché la sfida risiede nel riuscire a conciliare lo studio con il lavoro; tuttavia mi sento di scrivere che questo sia un discorso estremamente soggettivo. Nel mio caso però l’università non è stata un punto di riferimento ma anzi un impegno dal quale svincolarmi nel più breve tempo possibile.

– Lei però si è “illuminato” in occasione di uno Startup Weekend nel 2018 e si è avvicinato alla start up Creation Dose. A quel tempo era ancora lontano dalla business idea di Blaster Foundry?

Assolutamente si, lo Startup Weekend del 2018 mi ha cambiato la vita ma  l’idea di creare Blaster Foundry era ancora molto lontana. All’interno di Creation Dose ho avuto modo di apprendere moltissimo in termini di: problem solving, lavorare in team, rispettare le scadenze, metodi di lavoro, responsabilità e molto altro. Un consiglio per chi ci legge: fate esperienza in una Startup, anche gratuitamente! Vi migliorerà la vita, credetemi.

– Ha fatto un’esperienza di lavoro all’estero che potrebbe sembrare disconnessa dall’attuale business in cui opera, ma non è così. Quei sette mesi trascorsi a Vienna cosa le hanno insegnato?

Nei mesi in cui ho vissuto a Vienna ho sicuramente avuto modo di comprendere meglio il mercato estero e come, fuori dai nostri confini, le Startup hanno modo di operare e crescere. L’esperienza raccolta in Creation Dose mi ha dato modo di portare del valore aggiunto nella nuova Startup (che opera in un mercato totalmente differente) e ciò mi ha permesso di ottenere rapida fiducia da parte del  team e conseguente maggior considerazione e coinvolgimento al suo interno.  Ho imparato a essere totalmente indipendente sia a livello personale che professionale, ho imparato che sono in molte le aziende propense ad investire nell’innovazione; soprattutto ho imparato che se entro i  prossimi 5 anni le attività tradizionali non avranno una forte connessione con il digitale, credo proprio che ci saranno molti disoccupati in più.

– Francesco Fichera torna a Catania, fonda Blaster Foundry per fare cosa, in particolare? Cioè con quale business idea?

La nostra business idea è inerente l’advergame, ovvero produrre contenuti pubblicitari interattivi sotto forma di veri e propri videogiochi. Il nostro target di clientela sono le aziende e abbiamo avuto modo di constatare che hanno difficoltà a comunicare con la generazione Z (i giovani nati dal ’97 al 2010). Questa difficoltà è dovuta al fatto che i mezzi tradizionali di comunicazione (es: video e immagini) sono noiosi per l’utente e interrompono la loro esperienza di navigazione. Quante volte su YouTube è apparso un video pubblicitario che ci ha portato a pensare “diamine maledetta pubblicità, voglio saltare questo video”? Noi abbiamo la missione di proporre un contenuto pubblicitario che faccia divertire gli utenti e generi un’interazione con i brand, inoltre,  introduciamo strategie di marketing finalizzate alla generazione di dati utili alle aziende.

L’ha aiutato qualcuno in particolare nel trasformare l’idea in progetto e poi in start up innovativa?

Cito il motto di un’associazione che conosco bene: Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai con il team! Sono stato aiutato da diversi imprenditori che, con i loro consigli, mi hanno fatto aprire gli occhi su aspetti che non avevo attenzionato e continuano a seguirmi in qualità di advisor; tra questi è presente la già menzionata Creation Dose con Alessandro La Rosa, ma anche Jacopo Paoletti, Luca Reina e Giacomo Carozza, tutte persone che godono della mia assoluta stima e fiducia. Ci tengo a ringraziare anche un amico imprenditore, ovvero Antonio Sambataro che, in più occasioni, ha dimostrato la sua volontà nel collaborare, fornendo anche importanti consigli pratici. Oggi il team è composto da 10 persone che sono per me il cuore pulsante di tutto, sono la mia seconda famiglia ed i miei fratelli. Mettiamola così, se domani dovessimo cambiare l’idea di business, ma avessi loro al mio fianco, non avrei paura di gettarmi; l’unico dispiacere è che al momento non vi è alcuna donna nel team e a questo porrò rimedio nel breve periodo.

– Chi fa parte del suo team oggi?

Oggi nel team siamo tutti giovani che si alternano tra i 19 e i 50 anni di età. La parte più consistente del team è rappresentata dal reparto Gaming, dove sono presenti: – Gabriele Campagna: Game designer & 3D Artist. – Fabio Rossi: Senior Game developer – Samuele Castorina: Junior Game developer – Alessandro Fontana: Sound engineer – Fabrizio Bucchieri: Illustrator & game designer Successivamente c’è il reparto IT (sviluppo informatico) formato da: – Luca Orlando: Backend developer – Antonio Reina: Frontend developer – Giuseppe Parisi: UI/UX designer. Ultimo, ma non per importanza, il reparto marketing, formato da: – Carlo Lanza: social media strategist – me stesso: CEO & Founder

– L’esperienza pregressa in Creation Dose è servita per stabilire una partnership commerciale con la start up innovativa di Alessandro La Rosa. In che modo esattamente?

Già da diverso tempo io e la Creation Dose siamo legati professionalmente perché ho scelto, in passato, di investire nella Startup di Alessandro. Questa vicinanza ha solo subito una naturale evoluzione poiché nel momento in cui è nata in me la volontà di divenire imprenditore, Alessandro è stato uno tra i primi con cui ne parlai e lui iniziò sin da subito a osservare i miei passi, fornendo anche importanti consigli. Oggi, che la Blaster Foundry è più strutturata, ci si è resi conto che la Creation Dose ha una potenza commerciale utile al nostro business e la Blaster Foundry ha un servizio accattivante per i clienti della Creation Dose; la partnership commerciale è logica conseguenza di una volontà bilaterale di poter “aggredire” il mercato con più forza e professionalità.

– Torniamo al business di Blaster Foundry. Cosa è l’advergame, in parole semplici? E perchè è un business dalle grandi potenzialità?

Partiamo dall’analisi della parola “advergame”; essa è la combinazione tra “advertising” (dall’inglese: pubblicità) e “videogame” (dall’inglese: videogioco). Dunque l’attività di advergame è per le aziende una grande tecnologia da sfruttare nella propria strategia di marketing per: comunicare al meglio con le generazioni più giovani, perseguire obiettivi di notorietà, traffico e generazione dati, trasformare il pubblico da “freddo” a “caldo”, stabilire un contatto diretto, pubblicizzare un determinato servizio, produrre un contenuto potenzialmente virale e divertire i propri utenti. La grande potenzialità di questa forma pubblicitaria risiede nel risparmiare tempo e denaro, in quanto i costi di produzione di un advergame non sono più alti come qualche anno fa e sono nettamente inferiori ad una qualsiasi forma di pubblicità tradizionale, inoltre portano risultati velocemente e consentono un monitoraggio diretto dell’andamento della campagna pubblicitaria. Mi permetto di porre io una domanda generale: perchè mai dovresti spendere decine di migliaia di euro per ottenere una decina di secondi di passaggio pubblicitario su televisione nazionale quando puoi raggiungere gli stessi risultati con un videogioco? Probabilmente questa domanda se la sono fatta anche brand come Ferrero, Balenciaga, RedBull, Fiat, ecc… che, nelle loro strategie marketing, investono anche in advergame.

– Quindi il mondo della comunicazione aziendale è cambiato radicalmente. E’ questo che ci vuole dire? Per avvicinare anche la generazione Z ai grandi brand?

Una cosa che credo tutto il mondo abbia avuto modo di imparare a causa del Covid-19 è che tutto cambia! Dalle abitudini quotidiane che ognuno di noi ha, al modo di comunicare e fare impresa. Oggi non basta più produrre un bel video, con un doppiaggio professionale e mandarlo in visione su reti televisive nazionali; oggi le aziende devono offrire al consumatore qualcosa in cambio. La generazione Z, ovvero consumatori di oggi dell’imminente domani, è cresciuta con valori e tecnologie che fino a trent’anni fa non  esistevano e non si fanno “abbindolare” dallo spot commuovente in televisione. Tuttavia offrire loro un’esperienza pubblicitaria interattiva, che faccia leva sulla sana competizione (che ognuno di noi ha per natura) e offrendo un momento di svago e divertimento è risultata essere una ricetta vincente per la comunicazione del nuovo millennio.

– Nel frattempo però alla generazione Z succede quella dei nati dopo il 2010, la Alfa. E in che modo si può lavorare sull’engagement di questa fascia demografica verso i grandi brand?

La generazione Alfa è al momento al centro del ciclone perché abbraccia  un pubblico estremamente giovane e che, per questa ragione, va tutelato. Il GDPR è molto chiaro sul fatto che i dati di questa generazione non possono essere utilizzati per scopi di marketing o venduti a terzi(avete mai fatto caso che social come Facebook e Tik Tok non fanno registrare utenti minori di 13 anni?).  L’Europa ha sicuramente posto la dovuta attenzione a questa delicata questione e ha preso diverse iniziative a tutela dei giovanissimi, tuttavia ci si deve anche appellare al buon senso delle singole aziende. Noi in Blaster Foundry abbiamo in programma di lavorare con la generazione alfa ma non per quanto inerente la pubblicità, piuttosto abbiamo lo scopo di produrre videogiochi che possano stimolare l’apprendimento e aiutare anche bambini con disabilità.

– Sembra che operiate principalmente nel B2B, cioè in favore delle imprese. E al mercato consumer ci state pensando?

Certamente, il mercato B2C (business to consumer) è estremamente interessante ma anche difficile da scalare e gestire. Al contrario, il mercato B2B (business to business) risulta essere più semplice da gestire e scalabile ma ha dei limiti. Abbiamo già iniziato la costruzione della nostra community e in futuro abbiamo in programma di interagire in modo innovativo con essi.

– Videogiochi, gamification e mondo dell’intrattenimento virtuale. Ci  sono altre start up catanesi che stanno presidiando con successo questa nicchia di mercato. Perchè tutto questo fermento in questo ambito a Catania? E’ una nuova vocazione dell’imprenditoria catanese?

Perché si tratta di quello che nel gergo chiamiamo un oceano blu, ovvero un mercato in forte espansione e che offre molte opportunità di fare impresa. Ci sono 2,5 miliardi di giocatori in tutto il mondo e nel 2018 il mercato dei videogiochi valeva 150 miliardi di dollari (più di quello del cinema e della musica messi insieme) e si stima che nel 2025 varrà circa 300 miliardi di dollari. Non parlerei tanto di vocazione ma di evoluzione; quarant’anni fa la massima forma di intrattenimento poteva essere la televisione o il cinema, perché offrivano l’opportunità a tutti di osservare e immedesimarsi su realtà altrimenti impossibili. Oggi la tecnologia permette non solo di osservare ma di diventare protagonisti e la forma di intrattenimento che offre più ampio spazio di fantasia è il videogioco. Vivi da eroe o diventa rinnegato, salva il mondo o condannalo, compra la casa o la macchina dei tuoi sogni; esplora, combatti, impara, collabora, inventa. Processi di gamification, videogame, A.I e I.A sono l’imminente futuro perché c’è una forte richiesta da parte del mercato e, lei stesso credo concordi nel dire, quando c’è domanda si genera l’offerta.

– Blaster Foundry ha investitori e venture capitalist nel proprio capitale di rischio? Ci sta pensando o è sufficiente al momento la rete di partnership, anche societaria, con altre start up innovative del territorio?

Abbiamo la fortuna di avere due partnership commerciali attive, quattro advisor con esperienza nel digitale e nel fare impresa innovativa, siamo incubati e disponiamo di un ufficio a Catania e non abbiamo mai fatto ricorso a finanziamenti. Attualmente non abbiamo un venture capitalist e investitori ma prevediamo di accoglierli nel breve termine e siamo già aperti al dialogo con potenziali investitori.

– Ad un coetaneo che si avvicinasse al mondo delle start up con l’obiettivo di crearne una propria magari nel prossimo futuro, cosa consiglierebbe?

Adesso parlo proprio a te, aspirante startupper! Devi essere pronto a fallire per poter raggiungere il successo, la chiave risiede nell’imparare dai propri sbagli. Non innamorarti della tua idea! L’idea non conta niente, fidati, innamorati del tuo team piuttosto e cerca dei soci fidati che non ti volterebbero mai le spalle. Fai esperienza in altre Startup così da imparare cosa c’è dietro la gestione di un’azienda a capire come fissare degli obiettivi e raggiungerli. Avvicinati a delle associazioni che si occupano di Startup; non è certamente paragonabile al valore di lavorare in una Startup ma possono insegnarti molto e potresti trovare potenziali soci o mentor. Non aver paura di non essere preso sul serio; nessuno capirà cosa vuoi fare, principalmente i tuoi parenti e amici, non tirarti indietro per questo! Se dovessi avere delle perplessità il mio nick su Instagram è @francescomatteofichera, scrivimi e sarò felice di scambiare quattro chiacchiere con te.

– Ultima domanda. Giocando si impara, ma giocando si comunica pure. Ne è convinto?

Assolutamente si, alcuni definiscono i videogame come l’ottava arte perché sono in grado di trasmettere messaggi molto profondi e sensibilizzare su argomenti delicati. Sono rimasto particolarmente colpito da una ricerca medica svolta attraverso un serious game (videogiochi progettati con fini educativi) in cui il personale medico ha fatto vivere, a uomini adulti, scene di violenza domestica attraverso gli occhi di un bambino. Alcuni uomini hanno dovuto interrompere il test per l’eccessivo carico di emozioni. I videogiochi non sono violenza e sparatorie come alcuni credono, i videogiochi probabilmente sono ciò in cui si deve investire oggi per assicurarsi un futuro domani.

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