Pierluigi Buttiglieri

da Sicilia Network dell’11 novembre 2019

La storia che Vi raccontiamo questa settimana non è nuova, nel senso che la start up protagonista della puntata è nota ed è stata fra le prime a farsi conoscere nell’ecosistema siciliano. Oggi infatti è una PMI innovativa. Però, è come se fosse nuova ogni giorno, per le novità che sperimenta e per la tensione innovativa dei suoi progetti. Parliamo di Park Smart e lo facciamo con uno dei suoi fondatori, l’ingegnere meccanico Pierluigi Buttiglieri, catanese, esperienze in Italia e all’estero nel campo della mobilità e dell’energia, per conto di ATM Milano, Pirelli, Prosolia Energy.

– Entriamo subito a gamba tesa nel tema. Nel “nuovo mondo” delle start up innovative, siete stati fra i pionieri a Catania. Quando è nata la vostra start up?

«L’idea è nata nelle notti di agosto 2013 con il mio amico e collega Carlo Sciuto, ma si è concretizzato l’anno successivo. In questo periodo abbiamo cercato di capire cosa significava essere start up, quale comunicazione prevedesse ed in quale ambiente ci stavamo inserendo»

– Qual è l’ambito specifico dell’attività di Park Smart?

«Smart city. Smart city a tutto tondo, tutti quei servizi che prevedono la creazione di dati in ambiente urbano che possono essere acquisiti attraverso sensori video. Abbiamo costruito una piattaforma hardware che è in grado di trasformare le telecamere in una rete neurale distribuita per identificare, riconoscere e comunicare informazioni non sensibili. Ovviamente il primo servizio che abbiamo sviluppato, come ci dice il nome, è quello del parking: identificazione e gestione dei parcheggi urbani»

– Se il tempo è denaro, risparmiare tempo per il parcheggio significa risparmiare pure denaro. E’ per questo che la vostra idea di business diventa ancor più accattivante per gli users?

«Il Pain dell’user, del guidatore, è il più comune problema dell’automobilista che viaggia con la macchina in città: dove trovo il parcheggio? E’ uno dei pochi ambiti in cui l’aumento delle telecamere in un’area può essere tollerato ed accettato per il beneficio diretto che porta alla comunità. Del resto guardando la cosa out-of-the-box è normale che centinaia di milioni di cittadini ogni giorno spendano tempo e risorse intellettive solo per girare attorno all’isolato a cercare parcheggio?»

– Park Smart ha un modello di business capace di coniugare innovazione sociale e sostenibilità ambientale. Per questo motivo ha attirato fino ad ora l’interesse di molte Smart Cities, inclusa Catania?   

«La sostenibilità ambientale è uno dei temi di sicuro interesse così in alcuni casi anche l’innovazione sociale, ma l’interesse principe è migliorare la mobilità della città metropolitana che allontana i cittadini dal centro e li sposta in periferia per preferibili condizioni di qualità della vita. La gestione smart della mobilità serve ad invertire questa tendenza»

– Per la natura dell’attività svolta, c’è molta attività di ricerca e sviluppo svolta e dunque sono importanti le collaborazioni con enti e Università. Chi vi è stato più vicino in questi anni?

«Il core di Park Smart è una rete neurale artificiale. Abbiamo avuto un enorme supporto dall’Università di Catania e dal DMI (Dipartimento di Matematica ed Informatica, ndr) in particolare per lo sviluppo del nostro progetto, ma abbiamo collaborazioni anche con l’Università di Messina e altri istituti di ricerca pubblici e privati»

– La vostra soluzione innovativa ha concorrenti sul mercato?

«Certo. Non esiste prodotto di business che non ne abbia. Anzi diffidare sempre da quelli che non ce l’hanno. Ci sono sia prodotti che lavorano con le telecamere che con altri sensori ed è un bene: proprio alcune di queste aziende che operano nel settore da molti più anni di noi sono tra i nostri clienti più grandi perché riconoscono la qualità del nostro prodotto e lo rivendono in modalità white label»

– Avete vinto molti premi e ricevuto parecchie menzioni per la vostra attività, anche a livello internazionale. Questo Vi responsabilizza ancor di più? E’ un incentivo a sperimentare anche nuovi progetti?

Non solo è un incentivo a lavorare per rispondere alle aspettative ma l’aver ricevuto dei premi è molto utile per acquisire credibilità con clienti istituzionali che sono molto restii a sperimentare nuove soluzioni sconosciute»

– Il cuore della vostra soluzione è l’IoT, l’Internet delle cose. Quanto si svilupperà, secondo Lei, nei prossimi anni questo ambito di Industry 4.0?

«L’IoT è la base della generazione che sta crescendo adesso in ambiente scolastico ed universitario. Ci sarà un’intelligenza diffusa che automaticamente e passivamente prenderà delle decisioni per noi al fine di renderci la vita più facile. L’essere connessi permetterà di risolvere anche problemi banali ad esempio la macchina che transita su una pozzanghera d’acqua non schizzerà più il pedone sul marciapiede. Un sensore comunicherà al veicolo dove si trova il pedone, un altro comunicherà che ha piovuto e in quella zona da poco si è formata una pozzanghera. All’avvicinarsi al pedone l’auto rallenterà automaticamente e un sensore verificherà che tutto ha funzionato bene. Tutto questo senza che il guidatore ed il pedone debbano pensare al problema della pozzanghera»

– Avete usufruito di programmi di mentoring, ad esempio, in incubatori ed acceleratori? E quali benefici avete tratto?

«Si abbiamo avuto il supporto ufficiale di tre diversi mentoring. A Lisbona un programma di accelerazione del M.I.T. , a Roma la Luiss Enlabs e a Catania il #Wcap di Telecom. Senza questo supporto non avremmo capito che tipo di prodotto realizzare, quale pain avremmo dovuto risolvere e come»

– E invece, sul versante dei capitali, avete fatto tutto con risorse vostre oppure ci sono anche investitori e venture capitalist a supportare la vostra iniziativa?

«In passato ci sono stati business angel all’interno della nostra azienda e adesso stiamo trattando per fare entrare alcuni corporate venture capital »

– Oltre al “parcheggio intelligente”, ci sono altri progetti che Parksmart sta portando avanti?

«Certo. Come dicevo noi abbiamo realizzato una piattaforma hardware in grado di togliere il problema privacy dalle telecamere. Abbiamo diversi prodotti già in commercio oltre il parcheggio, come l’analisi del traffico e il livello di fila per corsia. Stiamo sviluppando un sistema di yacht monitoring ad Ortigia in Siracusa. Abbiamo in corso una sperimentazione per il monitoraggio della catena di produzione di uno stabilimento produttivo»

– Siete in partenza per Beijng e Barcellona. Con quali finalità?

«Se vuoi competere a livello mondiale per prodotti di parcheggio devi andare a Smart city World Congress a Barcellona per confrontarti e acquisire clienti. A Beijing invece partiamo con una delegazione italiana. Il viaggio serve per comprendere il mercato cinese e aumentare la credibilità con i partner asiatici con cui stiamo collaborando»

– Ultima domanda. C’è un fermento in atto nel mondo delle start up siciliane, però manca ancora qualcosa per fare il grande salto in avanti. Secondo Lei, cosa manca?

«Manca ancora la favola. Manca quella storia di successo internazionale che dia credibilità alla Sicilia come culla di talenti e di imprenditori in grado di scalare nel mondo. Qualche anno fa speravo che potesse essere Mosaicoon»

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