Riccardo D’Angelo

da Sicilia Network del 9 settembre 2019

Dopo la pausa estiva riprendiamo la rubrica #startupmystory raccontando storie di nuove imprese, di imprese innovative, di imprenditori e startupper che le animano. Per parlarvi di un’altra bella pagina del “fare nuova impresa” in Sicilia siamo andati fino a Mirabella Imbaccari, nell’entroterra della provincia di Catania, un piccolo paese del Calatino diventato famoso anche perché da lì ha mosso i primi passi Salvatore Aranzulla, il noto blogger ed imprenditore che ha dato vita ad Aranzulla.it uno dei 30 siti web più visitati d’Italia. Ed è qui che abbiamo incontrato Riccardo D’Angelo, un “imprenditore seriale” da sempre profondo conoscitore delle grandi potenzialità del web. L’ultima sua creatura è infatti la start up innovativa Mvmant.

-Riccardo D’Angelo, ci conosciamo da tempo e dunque ti do del “tu”.  Presentati velocemente per chi non sa chi sei

«Classe 1967, nasco e vivo a Mirabella Imbaccari, piccolo centro dell’entroterra catanese. Appassionato di programmazione, ho iniziato come autodidatta sin da adolescente, dedicandomi allo stesso tempo al volontariato ed impegno civico. Laureato in Fisica presso l’Università di Catania ho coniugato l’amore per la scienza e la sperimentazione computazionale, in un connubio che mi ha portato a maturare esperienze, competenze e realizzare iniziative a cavallo tra il mondo virtuale dei numeri e il modo reale delle interazioni fisiche, in particolare nell’ambito del marketing di prossimità, dell’Intelligenza Artificiale e delle Smart City»

– Una domanda subito per “rompere il ghiaccio”. Ma tu ci ha mai pensato che, con i Vostri progetti imprenditoriali, avete reso Mirabella Imbaccari famosa in tutto il mondo?

«No, e non ci penso tutt’ora, seppur il nostro sia un piccolo centro dove ci si conosce tutti e dove spesso ricevo riscontri, frutto di gratificanti relazioni umane. Ma mi piace pensare che questo dipenda da quello che sei non tanto da quello che fai»

– Io sono qui per intervistarti su Mvmant, la nuova start up che è parte dell’albero di Edisonweb. Ma parliamo un po’ dell’azienda madre, di Edisonweb. Quando è nata? Con quali obiettivi? Come si è evoluta?

«Ho fondato Edisonweb nel 1995, dopo aver compreso che Internet, allora agli albori, avrebbe rivoluzionato le relazioni tra le persone, le aziende e le cose. Il mio obiettivo è stato di realizzare applicazioni abilitanti per questo straordinario nuovo sistema operativo globale che andava profilandosi. Ho cercato e trovato sponda come fornitore presso le più importanti aziende tecnologiche del paese, come Telecom Italia, per la quale siamo stati per oltre un decennio tra gli sviluppatori di riferimento per decine di applicazioni in ambito pubblico e privato»

– Riccardo D’Angelo, ti ritieni imprenditore per vocazione, per passione, per necessità o cos’altro?

«Per incosciente vocazione e accecante passione. La prima per scorgere la forma del domani, la seconda per non vedere i timori e dubbi del presente»

– Prima di arrivare a Mvmant, c’è stato pure un progetto imprenditoriale portato avanti con la compagnia dei taxi di New York che vi ha dato una notevole visibilità internazionale. Di che si trattava esattamente? com’è andata a finire?

«Uno schermo intelligente in grado di visualizzare contenuti mirati sulla base dell’analisi anonima del volto del passeggero e la posizione del veicolo. Da quella esperienza abbiamo tratto ulteriori applicazioni e collaborazioni con importanti aziende nazionali ed internazionali. Nel caso dei taxi non vi è stata una evoluzione e diffusione del modello, ritengo, per il semplice motivo che l’attenzione e le interazioni di tutti noi sono oramai indissolubilmente focalizzate al nostro smartphone, specie durante l’esperienza di viaggio»

– Adesso arriviamo alla start up innovativa, a Mvmant che Vi ha proiettato ancora di più sui mercati esteri, in particolare quelli dei Paesi arabi. Ci racconti velocemente da dov’è nata la business idea? Ma è vero che ti sei ispirato all’esperienza dei taxi collettivi degli anni sessanta, quelli che portavano gli studenti dai piccoli paesi verso le città dove avevano sedi le scuole superiori?

«Il signor Cavallo, il signor Samuele, il sig. Gitto, sono stati per decenni il supporto alla mobilità di migliaia di persone per tantissimi piccoli centri come Mirabella. Non solo per noi studenti, quando perdevamo l’autobus perché tiratardi o quando marinavamo la scuola, ma per tutti coloro che non potevano contare su un proprio veicolo. L’uso (e abuso) dell’auto privata ha reso negli anni insostenibile tale modello. Ma la domanda di mobilità rimane ed è uno degli effetti (o causa) dello spopolamento delle aree interne. Oggi, grazie alla tecnologia e alla diffusione degli smartphone è possibile una riedizione in chiave moderna e con maggiore efficienza del criterio di sharing economy, quando in 13 ragazzini si viaggiava costipati con i libri in testa nelle vecchie Peugeot a gasolio»

– Mvmant ha fatto qualche sperimentazione del proprio servizio innovativo in Sicilia, a Ragusa in particolare. Com’è andata l’esperienza?

«La sperimentazione nasce proprio in Sicilia, a Ragusa, nell’aprile del 2016, dopo aver ottenuto il finanziamento dalla Commissione Europea per lo sviluppo e test sul campo del primo prototipo. I risultati sono stati straordinari, contro ogni previsione»

– Andiamo all’esperienza sicuramente più significativa, cioè quella di Dubai. Siete stati prima accolti nell’acceleratore e poi avete iniziato a collaborare con il governo di quel Paese. Come è nata la collaborazione? Quanto giudichi formativo il periodo di incubazione dentro l’acceleratore di Dubai?

«Proprio i dati della sperimentazione di Ragusa sono stati gli elementi che hanno convinto il Dubai Future Accelerators a preferirci dopo una competizione con oltre 2000 aziende da tutto il mondo. È stato straordinario dimostrare come il modello di economia condivisa frugale made in Sicily sia diventato al centro della sperimentazione per una delle città più proiettate verso il futuro come Dubai. In un anno loro hanno investito oltre un milione di dollari e questo ci ha consentito di certificare sul campo risparmi sui costi del 70%, grazie al bus on-demand che l’azienda dei trasporti governativa RTA ha istituito in determinate aree della città, con un miglioramento del servizio e piena soddisfazione degli utenti »

-E in Italia?

«Dimostrare la fattibilità e i vantaggi del modello in Italia non è stato altrettanto agevole. Tuttavia, sono molto fiducioso per i nuovi progetti in cantiere e nel dialogo avviato con la Regione Siciliana, dove abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Assessore delle infrastrutture e della mobilità Marco Falcone »

– Ti sei laureato all’Università di Catania e hai sempre mantenuto buoni rapporti di collaborazione col mondo accademico. In che modo l’Università è presente nel progetto Mvmant?

«Il ruolo dell’Università di Catania è uno degli elementi che ritengo a maggior valore aggiunto nello sviluppo di Mvmant, grazie ad un approccio creativo, scientifico e multidisciplinare, a partire dalla collaborazione con la facoltà di Ingegneria, e grazie al supporto straordinario dei professori Ignaccolo e Inturri tra tutti, per giungere a Fisica, grazie ai professori Rapisarda e Pluchino. UNICT è la culla della mia passione per la scienza, dove oggi trovo e ritrovo docenti e ricercatori talentuosi e appassionati, con i quali ho avuto il privilegio di condividere dati, risultanze e pubblicazioni internazionali di prestigio. E siamo solo all’inizio »

– Hai anche partecipato ad una edizione di Start Cup Catania, vincendola, e ti sei piazzato bene anche in Start Cup Sicilia accedendo alla finale del PNI Cube a Napoli. Come giudichi questa esperienza? Ti è servita per accrescere notorietà e visibilità? Oppure per estendere l’attività di networking? Oppure a cos’altro è servita?

«La fase siciliana del concorso è stata utilissima, e non certo per la vittoria e il piazzamento, piuttosto per i riscontri e i preziosi consigli ricevuti nella elaborazione del business plan, anche grazie al supporto dell’Ordine dei commercialisti di Catania. Gli eventi della finale di Napoli sono stati oltremodo deludenti, per l’organizzazione e i processi di valutazione, dialogo e feedback approssimativi, che hanno penalizzato tantissimi. Una siffatta iniziativa, che ruota attorno al mondo della ricerca e dell’Università, dovrebbe prevedere canoni di valutazione più rigorosi e non ridursi “solo” ad una delle tante rappresentazioni dello startup show business»

– Tasto dolente, i finanziamenti. Mvmant praticamente è stata quasi interamente finanziata da Edisonweb. Eppure, parliamo di una start up innovativa, che ha partecipato ad un programma internazionale di accelerazione, e che ha un business model promettente. Le banche non vi hanno aiutato?

«Il fatto che la gran parte dell’investimento sia stato supportato da Edisonweb è un merito da condividere con il sistema bancario, che ci ha supportato attraverso l’accesso immediato agli strumenti di credito tradizionali. Ha contato evidentemente la reputazione e la gestione finanziaria sana di un’azienda che opera nel mercato da 25 anni. Nella veste di startup innovativa, aldilà dei presunti canali e vantaggi preferenziali decantati da più parti, l’approccio tradizionale del sistema bancario non sembra del tutto preparato nel rispondere ai nuovi paradigmi ed esigenze dell’economia digitale»

– E invece gli investitori? C’è qualcuno, fra venture capitalist e private equity, interessato ad una compartecipazione azionaria in Mvmant?

«Analogo ragionamento si potrebbe fare per il mondo dell’investitori privati. Che poi “privati”, se si parla di soldi, è una parolona, specie in Italia. Sarà forse anche per questo che l’unica operazione di investimento sia giunta dalla Germania, dove abbiamo ricevuto un prestito convertibile in equity dalla Landesbank del Baden-Württemberg e da Bridging IT, una azienda con oltre 600 dipendenti e 100 milioni di Euro di fatturato, che ci introduce dalla porta principale alle aziende più importanti dell’economia tedesca. L’obiettivo di valutazione dell’asset è compreso nella forchetta tra 6.5 e 10 milioni di €»

– Quante persone lavorano oggi in Edisonweb? E quante sono dedicate esclusivamente a Mvmant? A parte le competenze tecniche, quali caratteristiche devono avere i candidati ad una collaborazione professionale o ad un lavoro con le tue aziende?

«Il team focalizzato interamente su Mvmant è di 5 persone, in fase di riorganizzazione e ampliamento, anche grazie all’avvio dei progetti in cantiere e a seguito degli investimenti tedeschi. Nelle prossime settimane avvieremo un’azione di scouting per la selezione di almeno 5 sviluppatori. Con molta probabilità la sede sarà Catania, anche se il mio sogno rimane quello di realizzare un centro di ricerca e sviluppo dedicato alla Smart Mobility proprio a Mirabella. Le peculiarità che cerco in un candidato sono: capacità organizzativa, propositività, aderenza a processi di qualità e metodologie di team agile, condivisione, passione e visione»

– Classica domanda che si fa ad uno startupper, anche se mi viene difficile onestamente pensarti come uno startupper di primo pelo. Avete concorrenti nel mercato di Mvmant?

«Mettiamola così: attualmente il governo di Dubai ha indetto una gara internazionale per il servizio bus on-demand, sulle specifiche tecniche della sperimentazione di Mvmant. Alla gara ovviamente partecipiamo anche noi. In una prima selezione sono stati esclusi alcuni concorrenti, come Via Transportation, startup americana partecipata da Mercedes-Benz con un investimento di 50 milioni di dollari. Ora siamo giunti alla fase finale e ce la giochiamo con Uber e Careem. Comunque andrà a finire, guardare dritti negli occhi unicorni da 50 miliardi di dollari e poter dire, provate a farlo anche voi, è già un successo!»

– Passiamo all’ultimo capitolo della nostra intervista, la responsabilità sociale dell’imprenditore. La tua in cosa consiste? Che consiglio ti sentiresti di dare ad un aspirante imprenditore o ad uno startupper?

«Nella mia storia imprenditoriale ho sempre portato con me i principi valoriali maturali nel volontariato e nel mondo associativo, consapevole che la condivisione dei propri talenti è la chiave per comprenderne limiti e margini di miglioramento. Un consiglio per un aspirante imprenditore? Costruire relazioni positive con ciò che ti circonda, osare e avere fiducia nel futuro»

– Ultima domanda. Ma in Sicilia, oppure a Catania e Palermo, secondo la tua esperienza esistono veri e propri ecosistemi dell’innovazione in grado di supportare la nascita e sostenere lo sviluppo delle start up?

«È complicato parlare di crescita per un ecosistema strutturalmente debole e i giudizi sono spesso sommari. Nello stesso tempo mi sento di stigmatizzare certe iniziative a favore delle startup, che vanno nella direzione di una mera rappresentazione scenografica. Ritengo siano null’altro che una strategia di marketing per la brand reputation dei grossi gruppi industriali che ne promuovono i programmi. Faccio un esempio, riferendomi ad un invito per una call ricevuto da un importate acceleratore sui temi del futuro della città di Catania in ambito Smart City. La risposta al processo di valutazione della nostra proposta basata su Mvmant è stata rigettata, con la seguente motivazione: “Lo stadio avanzato della soluzione proposta non necessita del percorso di accelerazione, pensato invece per realtà meno strutturate e meno mature”. Quindi l’iper-qualificazione è evidentemente un disvalore. Quello che conta è il format. Il potenziale di business è un’opzione. Quando in un ecosistema fattura di più chi organizza eventi piuttosto chi dovrebbe esserne il protagonista e beneficiario c’è qualcosa che non va. Fortunatamente esiste un tessuto di imprenditori e innovatori che fa cose e non slide. Essi sono spesso sconosciuti, con una proiezione profonda delle loro dinamiche di business. Sono invisibili, ma solo agli occhi del mondo delle pailettes digitali»

– Ultimissima domanda. E se un domani dovessi vendere tutto, chi ti piacerebbe che diventasse il nuovo proprietario di Mvmant?

«Chiunque intenda valorizzare gli straordinari talenti e l’enorme valore aggiunto che è in grado di esprimere la nostra “sicilitudine”. Il mio obiettivo è di realizzare le condizioni affinché le attività di ricerca e sviluppo possano proseguire qui da noi, nonostante noi, mi verrebbe da dire»

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