
– Salvatore Cobuzio presentati velocemente (età, posizione attuale, pregressa esperienza lavorativa, qualche passione ed hobby)
“Sono del ’78 e attualmente sono CEO di Martha’s Cottage, startup innovativa che vende online accessori e oggettistica per il matrimonio, e di iMask, startup nata durante il primo lockdown per il Covid con l’obiettivo di realizzare e vendere online mascherine innovative, sicure, riutilizzabili e anche convenienti, indispensabili durante il periodo che stiamo vivendo. Sono co-founder di entrambe le startup e prima di diventare imprenditore ho maturato esperienze in diversi settori, da consulente e manager: dai parchi divertimento all’editoria, dal marketing e comunicazione alla reputazione aziendale. Ma la mia vera passione è internet e l’e-commerce in generale”.
– Quando ancora non si parlava nemmeno di start up, con l’enfasi che al tema si pone oggi, tu sei diventato uno startupper con Progetto Wedding. Quale era la business idea di quella start up?
“Era una startup nata, come capita spesso, da un’esigenza e da un’esperienza personale: il mio matrimonio. Nel 2013, durante l’organizzazione del nostro matrimonio, mia moglie Simona Canto (anche lei co-founder di Martha’s Cottage) ed io, ci siamo resi conto che non esisteva un unico negozio o sito in cui trovare tutto ciò di cui avevamo bisogno. Abbiamo faticato a trovare gli accessori e i gadget che volevamo per la nostra festa di nozze e così abbiamo pensato a uno one- stop shop online, dove trovare tutto ciò che serve per organizzare il proprio matrimonio che abbiamo chiamato Progetto Wedding. Con il tempo il business model si è evoluto, Progetto Wedding è diventato Martha’s Cottage, al matrimonio si è aggiunto anche il settore delle feste, il party, e abbiamo integrato la proposta anche con i servizi abbinati, con una sezione dedicata che è un utile e apprezzato motore di ricerca per trovare e selezionare operatori e professionisti del settore, dalla location al catering al fotografo e ai fioristi. E, a oggi, siamo leader in Europa”.
– Per avviare Progetto Wedding, hai lasciato un “lavoro sicuro”. Cosa facevi prima e perchè hai deciso di metterti in proprio?
“Ho avuto la fortuna di lavorare su progetti ambiziosi e poter scegliere sempre cosa fare. Ho vissuto tra Roma e Milano per diversi anni e collaborato con alcuni imprenditori visionari che per me sono stati fonte di ispirazione e mi hanno aiutato ad ampliare i miei orizzonti. Al di là di ogni compenso economico, stare al loro fianco è stata la più grande ricompensa. Proprio grazie a loro e a quello che ho imparato, ho deciso di mettermi in proprio e di farlo dalla mia città: Siracusa”.
– Nell’inizio di questa avventura imprenditoriale, tua moglie ti è stata al fianco, anzi ha condiviso con te l’esperienza. Allora non è vero che affari di famiglia e di impresa devono rimanere separati.
“Il segreto di tutto è il grandissimo rispetto che c’è fra di noi e la stima che nutriamo l’uno per l’altro. La chiave del successo è la separazione tra i due aspetti: a lavoro siamo colleghi, ma a casa siamo marito e moglie”.
– Da Progetto Wedding la start up si evolve a Martha’s Cottage. In che anno ciò è avvenuto? E con quale obiettivo? Non vi bastava essere già un affermato portale di e-commerce per il matrimonio?
“Progetto Wedding si è evoluto in Martha’s Cottage nel giro di pochi mesi. È nato come un esperimento, tutti i founder erano già impegnati in altre occupazioni. Quando siamo diventati una srl – con Martha’s Cottage – abbiamo deciso di dedicarci al progetto al 100%”.
– Martha’s Cottage ha acquisito grande visibilità, attirando anche l’interesse di altri investitori. Al momento, come è formata la compagine societaria? Quanto fatturate?
“Più che di investitori, abbiamo avuto la fortuna di attirare l’interesse di imprenditori digitali a cui il progetto è piaciuto e che ci hanno creduto fortemente. La nostra compagine societaria è composta da imprenditori seriali e business angel di primo piano nell’ecosistema della startup economy in Italia e anche da importanti società di investimento e incubatori. Prima del Covid il fatturato era in costante crescita, avevamo superato il milione di euro e, cosa più unica che rara in una startup italiana, i nostri margini di reddittività erano positivi. Purtroppo, dall’anno scorso, causa Covid, i matrimoni e le feste sono stati annullati e rimandati, stiamo soffrendo naturalmente ma siamo sicuri che quando supereremo questa prova torneremo a crescere più di prima”.
– In pieno periodo di pandemia, hai lanciato un’altra start up, I-Mask per creare un’innovativa mascherina ad elevata protezione. In cosa differisce questo dispositivo medicale da quelli della concorrenza? E quale riscontro avete avuto dal mercato?
“In piena pandemia ci siamo posti subito alcune domande sui materiali con cui sono fatte le mascherine, sulla reale efficacia di protezione, sull’impatto ambientale delle mascherine monouso, sul costo sostenuto da ogni singolo cittadino e tanto altro ancora. Così, invece di convertire l’azienda e produrre mascherine già esistenti e presenti in commercio, abbiamo studiato e investito in ricerca e sviluppo con l’obiettivo di realizzare una mascherina nuova, che riuscisse a unire tante esigenze diverse: prima di tutto quella legata alla sicurezza di chi la indossa, che rispettasse l’ambiente superando la logica dell’usa e getta, che fosse anche conveniente dal punto di vista economico. E con un’attenzione particolare alla vestibilità e alla respirabilità. Un team di designer dedicato ha lavorato per affrontare questa sfida impegnativa e ci siamo arrivati per gradi, per errori e tentativi, perché non si può innovare senza attivare un processo di questo tipo: prima iMask1, adesso iMask2 e tra poco iMask3, sono tutte mascherine che esprimono un’evoluzione rispetto alle mascherine tradizionali”.
– Definirti startupper è riduttivo. Tu sei un imprenditore seriale. Nelle varie iniziative che hai promosso, quante persone hai coinvolto complessivamente, fra soci, collaboratori diretti e indiretti?
“Sono tante le persone coinvolte, ma poche quelle che mi seguono in più progetti. Nel tempo sono riuscito a crearmi una valida squadra di soci, collaboratori e professionisti con i quali intraprendere percorsi professionali stimolanti. Martha’s Cottage e iMask non sono casi isolati, e a breve ci saranno nuovi ed entusiasmanti progetti”.
– Nelle tue avventure imprenditoriali, hai beneficiato di qualche programma di mentoring in acceleratori ed incubatori? Ti sono state utili queste esperienze?
“Abbiamo avuto la fortuna di scegliere ed essere stati scelti da b-ventures, l’incubatore di Buongiorno creato da Mauro Del Rio. Fin dall’inizio la parte che più mi premeva è stata sempre quella di avere l’opportunità di parlare con imprenditori di successo, ho sempre pensato al ritorno economico in un secondo momento. Per me valore delle competenze e del network creato, il capitale umano, è sempre molto più grande rispetto al capitale investito”.
– Nuovi progetti per il futuro? Ci vuoi anticipare qualcosa?
“Siamo impegnati su progetti sfidanti e molto stimolanti, che hanno soprattutto l’obiettivo di valorizzare il territorio, la nostra Sicilia. Presto ci saranno grandi notizie in merito”.
– Altre startup sono nate a Siracusa. Credi che la vocazione del territorio in cui vivi stia cambiando, dato che da sempre nell’immaginario collettivo la provincia di Siracusa è sempre stata associata economicamente al petrolchimico?
“Quando si parla di territorio preferisco pensare alla Sicilia intera e non solo alla provincia. Bisogna investire sui ragazzi facendo capire loro che fare business è possibile, soprattutto online. Bisogna diffondere la politica del fare, sudare, sporcarsi le mani, perché nessuno andrà mai a bussare alla loro porta. E premiare chi se lo merita e chi ha studiato e ha sviluppato le competenze per fare bene, invertendo anche i percorsi di migrazione del lavoro, con i nostri “cervelli” che tornano in Sicilia per creare valore qui. Tra le nuove iniziative che stiamo mettendo in campo, la principale sarà proprio dedicata a valorizzare il territorio e i suoi imprenditori più visionari”.
– Da imprenditore hai fatto da mentore ad altri startupper più giovani?
“Sì, mi piace essere diretto e non raccontare favole. Ci sono già troppe persone che lo sanno fare e anche molto bene. Io racconto semplicemente la mia storia e le mie aziende scendendo in ogni particolare, sperando che possa essere da ispirazione anche solo per una persona”.
– Ci sono molte risorse per le start up che Cassa Depositi e Prestiti sta mettendo a disposizione in questo momento storico. Cosa manca alle start up siciliane per intercettare tali capitali?
“Gli investimenti in Sicilia restano ancora bassissimi rispetto al resto delle regioni d’Italia e non credo che sia per mancanza di startup. Ciò che manca sono gli acceleratori e gli incubatori che possono accompagnare queste startup e valorizzarle ai tavoli giusti”.
– Da 1 a 10 quanto credi che la Sicilia crescerà nel digitale nei prossimi cinque anni?
“10, credo assolutamente che crescerà nel digitale e farla crescere è la nostra mission. Il digitale ormai è fondamentale per ogni impresa in tutti i settori”.
lINKS